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Collana NARRATIVA CONTEMPORANEA - 2006

Stefano Milioto

Maria
e altre donne

Maria D. (aveva un cognome impossibile, ne ricordo solo l'iniziale) mi venne assegnata come guida e interprete, dovendo lavorare con un regista che non parlava bene l'italiano. Al primo incontro all'aeroporto di Budapest, ne lodai la bellezza, e il sorriso, che s'apriva quando atteggiava il viso in certo modo e assumeva l'espressione d'un fanciullo. E gli occhi le lodai, cilestri e chiari come le onde del Balaton. Montammo sulla macchina che ci attendeva all'uscita e in poco tempo arrivammo agli stabilimenti della Mafilm.
L'incontro col produttore non fu esaltante. Gli fui antipatico a prima vista, quanto simpatica Maria. Fu perfino scoperto il suo interesse per la donna al punto che, da burbero e quasi scortese quando parlava con me, diventava cortese e galante al solo rivogerle la parola. I nostri discorsi si limitarono all'essenziale. Non seppi spiegarmi quell'atteggiamento, ma non mi preoccupai più di tanto. Maria invece appariva imbarazzata. Nel congedarci, ci invitò a cena per la stessa sera e ci disse che sarebbe venuto anche Pal Varasy, il regista.
Arrivammo puntuali, Maria ed io, al ristorante sulla collina delle Rose. Appena entrato fui colpito dal forte odore delle vivande magiare e arricciai il naso. Maria solidarizzò con un sorriso e, prendendomi sottobraccio, mi accompagnò per le scale verso le sale interrate del locale. Un cameriere ci accolse con un saluto sul pianerottolo e, precedendoci per un breve corridoio, ci indrodusse in due ampie sale e indicò il tavolo dove erano già seduti il produttore e il regista. Si alzarono al nostro appressarci e, alla presentazione che ne seguì, e al “fortunato” del regista di fare la mia conoscenza, ricambiai con un “piacere” sincero per la simpatia che provai subito per lui, quanto formale il saluto che rivolsi al produttore. Il quale, soggiogato dalla bellezza di Maria, sembrava aver perduto improvvisamente la parola.

pp. 139 - 10,00 EURO

Stefano Milioto è nato a S. Elisabetta (Ag) il 15/08/1943, è consigliere delegato del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani di Agrigento. Oltre a diversi saggi sull’opera pirandelliana presenti negli Atti degli annuali Convegni Internazionali di Studi Pirandelliani e in riviste varie, ha pubblicato:
per l'Editore La Rosa, il volume Pirandello, il Caos, PA, 1995;
per Manni Editore, Lauretta - saggista e narratore -, Lecce, maggio 2001;
per le Edizioni del Centro, I giorni dell’impegno, in onore di Enzo Lauretta, Agrigento, ottobre 2003.
È narratore (La torre del Checco, Heliopsis scabra, Racconti di Cometa, Mounir (Premio III Biennale delle Isole Baleari-Corsica-Sardegna-Sicilia, racconto, trad. in corso e francese, in “Des nouvelles d’Imedoc, Isule literarie”, Albiana-CCU 2002), Vita di Augie);
Drammaturgo (Un club nell’Aldilà, pubblicato in Prima Fila; Perduti amori, pubblicato in Prima Fila e rappresentato; L’atroce notte, pubblicato in Prima Fila e nella Collana di Teatro d’oggi e di ieri dell’Editore Bonaccorso di Verona e rappresentato). Due commedie Eremo e Salomè hanno avuto menzioni speciali in importanti premi teatrali nazionali;
Sceneggiatore cinematografico (La sposa era bellissima, I salmoni del San Lorenzo, Maddalena).
Ha ricevuto premi e riconoscimenti per la saggistica, la narrativa e il cinema.

Francesco Belluomini

L'eccidio di Sant'Anna di Stazzema

Quando iniziai a scrivere la storia attorno agli avvenimenti tragici dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, parimenti a quando la Newton Compton Editori la pubblicò nell’Aprile del 1989, nell’immaginario collettivo degli italiani persistevano unicamente gli eccidi di Marzabotto e delle Fosse Ardeatine. Niente da eccepire su questo, anche se mi parve alquanto strano che non vi fossero stati accenni su scala nazionale per il massacro degli inermi di Sant’Anna: 560 vittime, il 12 Agosto 1944 (in maggioranza vecchi, donne e bambini di tenera e tenerissima età), che venivano allora ricordate da versiliesi avanti negli anni. Come mi parve piuttosto singolare la scarsa documentazione storica sull’evento, allorquando mi necessitarono le tracce reali, per non fantasticare troppo su una vicenda così pregnante di tragedia. Circostanza che non mi fece demordere nel mio intento di fare qualcosa per riportare a galla una storia così luttuosa.
Dunque a questo mio romanzo, nella seconda edizione, col nuovo titolo L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, aggiungo 3 capitoli da poco finiti, e spero che possa essere utile alle nuove generazioni e serva da stimolo alla crescita civile dell’Umanità presente e di quella che verrà.
È certo, qui si tratta di un romanzo legato necessariamente ad avvenimenti storici e comprovati, che oggi stanno suscitando molto interesse politico e di opinione. È una finzione… sicuro, ma lo è con aperti confini sulla realtà degli avvenimenti accaduti a quel tempo. Inconfutabili nel loro insieme.

Francesco Belluomini

pp. 249 - 13,00 EURO

Francesco Belluomini è nato a Viareggio nel 1941. Fondatore e Presidente del Premio Letterario Camaiore, ha pubblicato diverse raccolte di versi, tra le quali L’altro io (1976), Già dell’equivoco (1978), Giorni miei, la storia già scritta (1979), I racconti dell’anima (1982), Il melomalessere (1985), Tartine e/o quartine (1990), Nudità degli eletti (1993), Oscillazioni del pendolo (Campanotto, 2003); ha inoltre firmato il romanzo Le ceneri rimosse (Newton Compton, 1989) e il romanzo in versi Sul secco di quell’erba (Pagine, 2002).
Tra le opere antologiche e monografiche che raccolgono suoi lavori si devono ricordare Poesia italiana contemporanea (Vague, 1985), Guida ai poeti degli anni Ottanta (Spirali, 1987), La parola originaria (La Corte, 1991), Poeti latini tradotti da scrittori italiani contemporanei (Bompiani, 1993), Accessibili distanze (La vita felice, 1999), E la piccola a letto (Pulcinoelefante, 2000), Ondate di rabbia e di paura (RAI-ERI, 2002), Madre Mediterranea (Pagine, 2002).
Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e riviste specializzate. Per lo stesso editore Bonaccorso ha pubblicato nel 2004 l’opera Senza distanze, poemetti per Dario Bellezza, Pier Paolo Pasolini, Enrico Pea, Isaac Bashevis Singer e Lorenzo Viani.
Da oltre trent’anni svolge intensa attività letteraria e culturale. Vive tra Viareggio e Lido di Camaiore.

Luciano Rognini

Come Giulietta

Stato di New York anno 1759
Joan correva agile e a perdifiato scendendo il ripido pendio del folto bosco mentre il sole volgeva al tramonto. Il fiume non doveva essere lontano perché percepiva il mormorio delle acque; avrebbe fatto in tempo ad attraversarlo essendo una discreta nuotatrice?
Correva da parecchi minuti come una cerbiatta inseguita dai cacciatori, ed i suoi erano Abenaki sul sentiero di guerra: li udiva ormai vicini. Sentiva il calpestio dei loro piedi calzati di mocassini schiacciare le foglie secche nella corsa affannosa. La distanza scemava rapidamente, lo avvertiva nell’animo impaurito, e la pistola era scarica dopo il proiettile sparato al primo viso dipinto che aveva tentato di sbarrarle il passo.
Un colpo di carabina la sfiorò senza colpirla e lei stava mentalmente formulando una preghiera; la riva sassosa del fiume si profilava ad una quindicina di yarde e, girando il capo, scorse due indiani armati di tomahawk a poca distanza in corsa sfrenata. In breve, pensò, l’avrebbero raggiunta, seviziata ed uccisa. Quella fine imminente le fece veder scorrere in rapidissima successione i più salienti fatti della sua breve vita, come accade ai moribondi: l’infanzia felice, il primo ballo, la morte della madre, il dolore del padre e dei fratelli.

pp. 320 - 15,00 EURO

Luciano Rognini è nato da padre di antica famiglia veronese a Torrebelvicino (Vicenza) nel 1936 e da tale anno vive e lavora nella città scaligera.
Si occupa di storia dell’Arte e della Musica della sua città (Verona, di conseguenza) con particolare riguardo alla ricerca su documenti cui ha riportato all’attenzione degli studiosi numerosi artisti del passato dimenticati o sconosciuti.
È membro delle Accademie veronesi G. Cignaroli e Agricoltura Scienze e Lettere, e di quella Olubrense in Liguria.
Sotto la direzione di Licisco Magagnato e Lanfranco Franzoni ha partecipato alla stesura di cataloghi di mostre artistiche organizzate da musei civici (anni 1974, 1978, 1979, 1986, 1988).
Ha collaborata al Dizionario Biografico degli Italiani dell’Enciclopedia italiana Fond. E. Treccani, vol. 56°, Roma 2001. Partecipa tuttora con saggi a numerose riviste culturali: Studi Storici L. Simeoni, Atti e Memorie dell’Accademia di Agricoltura Scienza e Lettere di Verona, Verona Illustrata, Annuario Storico Zenoniano, Annuario Storico della Valpolicella, istituzione culturale questa di cui è socio fondatore.
Ha partecipato con suoi studi ad alcuni volumi editi dalla Banca Popolare di Verona: Maestri della Pittura Veronese (1974), La Musica a Verona (1976), Chiese e monasteri a Verona (1980) e nel Veronese (1981), Il Paesaggio agrario nella pittura e nelle mappe (1982).
Sue consulenze sono state richieste dal Victoria and Albert Museum di Londra, dal Metropolitan Museum di New York, dall’Università dell’Oklahoma (U.S.A.).
Fra le pubblicazioni più significative si ricordano: Tarsie e intagli di fra Giovanni da Verona a S. Maria in Organo (1985) che ha ottenuto un lusinghiero successo anche internazionale; Il monastero di Sezano in Valpantena (2000); S. Maria di Nazareth di Verona. Nella storia, nella poesia, nell’arte (2002); La chiesa di S. Maria in Organo. Guida storica artistica (2002). Coltiva notevole attenzione per la storia tardoromana e bizantina: Presenze bizantine a Verona e veronesi nell’Impero d’Oriente in Per Alberto Piazzi (1988).
Come Giulietta, è la sua opera prima in narrativa. È un debutto tardivo, certo, ma validissimo.” (A. Seracini)

Pietro Barlassina

L'affresco

Appena l’alba. Un primo fascio di raggi saliva timido ed incerto dietro la linea scura dello spartiacque alpino, quando Giuseppa, domestica ad ore, richiuse la porta di casa per dare inizio alla sua faticosa giornata. Il paese era ancora deserto. Non è che di un paese molto vivo si tratti, tuttavia. C’è una strada che vi sale e ridiscende, a piccoli tornanti, verso la provinciale diritta e lontana, traversandolo tutto, dalle case ristrette ai suoi bordi alla piazzetta, alla chiesa dal campanile enorme, le cui campane assordano la valle da secoli. Ma il silenzio lo abita, poi, un eterno silenzio. Anche di pieno giorno, se lo si attraversa, solo i propri passi si avvertono, dall’eco sorda e ripetuta, il cui rimando si smorza ottuso tra la lunga gola di quelle case, sullo sconnesso selciato. Un paese... di lupi? In effetti, qualche strano ululio si avverte, la notte, dal fitto buio dei boschi che lo sovrastano, ma nessuno più ci bada e se la dorme, più o meno beato, nel suo lettone, anch’esso vecchio di secoli. Quella mattina, dunque, Giuseppa ascoltava i suoi passi su verso l’ultima casupola e, come di sua abitudine, andava biascicando l’ave e il pater, intercalati ogni tanto dal requiem per i morti. Il suo era un latino imparato nell’infanzia, pieno zeppo di strafalcioni, come Dominum tecus, ad esempio, o siput in caelum et in terram o anche tonam eis Dominem...

pp. 200 - 12,00 EURO

Pietro Barlassina è nato a Monza nel 1943, città in cui vive. Scoperto e fatto conoscere da Giorgio Bárberi Squarotti, uno dei maggiori critici letterari del nostro tempo, ha pubblicato in poesia: Quarta coniugazione, Rebellato, Padova, 1973; Passaggio a caminetto, Città Armoniosa, Reggio Emilia, 1981, premiato al “Cenacolo Orobico - Città di Bergamo”; Rileggendo Bernanos, Bologna, 1984, a cura di Carlo Bo, premio “Senigallia”; in narrativa: I turchi, finalmente (romanzo), Casa editrice Piemme, Casale Monferrato, 1991; In me la tua voce (romanzo), Bonaccorso editore, Verona, 2004; L’affresco (romanzo), Bonaccorso editore, Verona, 2006,

…liberamente tratto dalla leggenda medievale di San Giuliano l’Ospitaliere e ambientato tra il lago di Lecco e le montagne delle Prealpi Lombarde, questo romanzo ha il pregio di non seguire le cosiddette “strategie del momento”. Si distingue, inoltre, per l’uso di una scrittura matura, fluida ed elaborata senza cedimenti di stile, nonché per un intreccio narrativo agevole e nel contempo ardito, ricco di minuziose descrizioni e di una sua vivace fisionomia.

Prefazione di Gigi Rizzi

Alberto Fezzi

Io ballo da solo
(però mi guardo intorno)

Un libro che parla d'amore

A scuola, quando si iniziava a parlare de I promessi sposi di Manzoni, succedevano irrimediabilmente le seguenti due cose:
1) Qualcuno fra gli alunni esprimeva la propria gioia nell’affrontare il famoso testo manzoniano dicendo, nemmeno tanto piano ed anzi ad un tono ben sostenuto: “Ma che balle!”.
2) La professoressa partiva in tromba esaltando la geniale trovata del Manzoni di far finta di ricavare il proprio romanzo da un vecchio anonimo manoscritto del Seicento in suo possesso (un “dilavato e graffiato autografo”, come dice il buon Alessandro, e come io riporto giusto per far capire che non sono un completo ignorante).

pp. 120 - 10,00 EURO

Alberto Fezzi è nato a Negrar (VR) il 25/09/1977. Vive e lavora a Verona.
Le sue passioni, oltre alla scrittura, sono il cinema, la musica (è anche autore di testi musicali), e la recitazione.
Questo è il suo secondo libro.
Il primo, Sognando un Negroni (Bonaccorso Editore, 2004), è stato un grande successo a Verona, oltre che un vero e proprio caso letterario, per come ha saputo descrivere i giovani veronesi ed i giovani in generale.

Per informazioni e per contattare l’autore:
http://www.albertofezzi.com
info@albertofezzi.com

Da molti anni non piangevo dal ridere. Non è una metafora, sinceramente, quando ho letto Sognando un Negroni di Alberto Fezzi, ridevo tanto, che mi cadevano le lacrime dagli occhi.
Il primo contatto con Alberto è stato via e-mail. Poi ci siamo sentiti per telefono ed infine ci siamo conosciuti a Verona dove siamo andati insieme a vedere un bellissimo spettacolo di Fiorello all’Arena. C’era anche mia moglie ed una delle 100 fidanzate del nostro personaggio.
Alberto mi ha gentilmente chiesto di fare una piccola introduzione al suo nuovo libro, intitolato: Io ballo da solo (però mi guardo intorno) che ho potuto leggere in anteprima.
Sinceramente dopo averlo letto, sono rimasto un po’ perplesso, perché lui scrive così bene che chiedo ai lettori di non far paragoni. Ha un sense of humour assolutamente unico, riesce a scrivere delle parolacce senza essere volgare, e qui aggiungo: “di cachemire si nasce”; parte in contropiede dal comico al romantico con una facilità incredibile e potrei andare avanti con mille altre osservazioni e complimenti.

Gigi Rizzi

Antonio Balestrieri

Nel mondo di allora
(Quando ero giovane:
dal 1926 al 1952)

In campagna a Parma ricordo ancora che il nonno materno Riccardo aveva una Balilla Fiat e che una volta mi portò a Vigatto, nel podere dei Fontanini (ove sono nato), ad assistere alla uccisione di un maiale ed alla lavorazione dei salumi. Esperienza unica ed indimenticabile! Anche mia mamma aveva preso la patente e guidava l’automobile degli zii.
In città, nella casa di via 22 Luglio si andava per Natale. Vedo ancora la figura del nonno Riccardo mentre caricava l’orologio a pendolo che ho ora nel mio studio. L’appartamento signorile che il nonno aveva ricavato e sistemato in un palazzo del centro era un vero esempio della non funzionalità ad inizio novecento. C’erano un ingresso ed un salotto di rappresentanza. Ma gabinetto, lavandino e vasca da bagno erano in locali diversi. Per arrivare alla vasca (con scaldabagno a legna) bisognava passare attraverso il suo studio. Ricordo tutto benissimo e poi tutto finì bombardato. Nella ultima camera, ove dormivo io, c’era l’armadio di noce che sta ora a Verona nella mia camera. In un salottino c’era lo specchio liberty che sta anch’esso nella mia camera. Mi fa piacere dormire tra questi reperti storici!

Antonio Balestrieri

pp. 156 - 10,00 EURO

Antonio Balestrieri nasce a Parma nel 1926. Prima infanzia a Rimini e Venezia. A Verona dal 1934.
Elementari concluse alla “Isotta Nogarola”. Ginnasio allo “S. Maffei”. Liceo al “A. Messedaglia”.
Laurea in Medicina a Padova. Tesi in farmacologia col prof. E. Meneghetti. Specializzazione e Docenza alla Clinica Neurologica diretta da G.B. Belloni.
Studi a New York (Columbia University) nel 1951-52.
Carriera universitaria dal 1959 al 1969 alle Università di Sassari e di Bari col prof. S. Rigotti.
A Verona dal 1969-70 con l’apertura della Facoltà di Medicina. Ordinario di Psichiatria e direttore della Clinica e della Scuola di Specialità.
Professore emerito alla Università di Verona dal 2005.
Membro effettivo della Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona.

Sulla soglia degli ottanta anni ho desiderato tornare ai miei ricordi più lontani per ripensarli ed offrirli ad eventuali lettori. È stata una impresa abbastanza avvincente, con qualche sorpresa e commozione. In qualche modo, ho dipanato la mia vita passata non potendo più contare molto su quella futura.
Parlerò quindi della mia giovinezza così come la ho vissuta, con qualche singolare esperienza che merita di essere rammentata. E quindi del mondo di allora, tanto diverso da quello di oggi. Non ho voluto scrivere una specie di confessione, né un romanzo di formazione. Il carattere di vissuto diretto dovrebbe però distinguere il mio scritto da una ricostruzione puramente storica. I fatti personali e famigliari si intrecciano con altri di interesse più generale. Spero che ciò dia al racconto dei secondi un carattere più immediato e spontaneo.

Antonio Balestrieri

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