Prefazione del
Rev. Calogero Morgante
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Stefano Milioto
La riparazione
...Papà, perché ti tormenti? Io sono serena, paziente
Per me è difficile
Ricorda Giobbe
Giobbe era Giobbe
Quante ne ha passate! Eppure non peccò e non disse nulla di stolto contro Dio. Rassegnato diceva: - il Signore ha dato, il Signore ha tolto: sia benedetto il nome del Signore
- E io con lui
O è forse la mia presenza? Sarebbe meglio per te non vedermi, la mia presenza ti fa male. Voglio tornare alla Casa della Speranza...
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Stefano Milioto è nato a S. Elisabetta (Ag) il 15/08/1943, è consigliere delegato del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani di Agrigento. Oltre a diversi saggi sullopera pirandelliana presenti negli Atti degli annuali Convegni Internazionali di Studi Pirandelliani e in riviste varie, ha pubblicato:
per lEditore La Rosa, il volume Pirandello, il Caos, PA, 1995;
per Manni Editore, Lauretta - saggista e narratore -, Lecce, maggio 2001;
per le Edizioni del Centro, I giorni dellimpegno, in onore di Enzo Lauretta, Agrigento, ottobre 2003.
È narratore (La torre del Checco, Heliopsis scabra, Racconti di Cometa, Mounir - Premio III Biennale delle Isole Baleari-Corsica-Sardegna-Sicilia, racconto, trad. in corso e francese, in Des nouvelles dImedoc, Isule literarie, Albiana-CCU 2002 -, Vita di Augie, Maria e altre donne (racconti) nella Collana Narrativa Bonaccorso Editore di Verona);
Drammaturgo (Un club nellAldilà, pubblicato in Prima Fila; Perduti amori, pubblicato in Prima Fila e rappresentato; Latroce notte, pubblicato in Prima Fila e nella Collana di Teatro doggi e di ieri dellEditore Bonaccorso e rappresentato). Due commedie Eremo e Salomè hanno avuto menzioni speciali in importanti premi teatrali nazionali;
Sceneggiatore cinematografico (La sposa era bellissima, I salmoni del San Lorenzo, Maddalena).
Ha ricevuto premi e riconoscimenti per la saggistica, la narrativa e il cinema.
Che i figli scontino le colpe dei padri è una convinzione sotterraneamente diffusa nella gente, almeno in alcune frange, un sentimento inconscio persistente, duro a morire; un motivo biblico tenace nonostante duemila anni di Cristianesimo. Forse nei momenti ineluttabili di eventi negativi inspiegabili emerge come risposta agli interrogativi che inevitabilmente sorgono in una esperienza di accadimenti contrari e funesti. Perché a me e non ad altri? A me, che ho fatto solo del bene? Oppure: a me, che sono timorato di Dio? O forse non sto scontando una pena per colpe che non ho? È questo larrovello del protagonista di questo romanzo che infine arriverà a una soluzione. Convinto di star pagando a causa di uneredità delittuosa lasciatagli dal padre mafioso, pensa di poter pareggiare i conti soltanto con una riparazione (da qui il titolo La riparazione), alienando in favore dei poveri la ricchezza proditoriamente acquisita. Conti che, però, non gli tornano quando cerca di spiegarsi il perché del male nel mondo e della sofferenza che sperimenta in prima persona tramite le figlia colpita da una malattia inguaribile...
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Prefazione di
Giuseppe Fiori
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Guglielmo e Luigi Calcerano
Il ritorno di Quagliarello
...Laura mi passava a prendere alle sette. La prima volta che uscivo di nuovo la sera dopo il giorno della sparatoria. Ormai era passata quasi una settimana e lattentatore non sera più fatto vivo, anche perché la ricerca, su indicazione della polizia, era stata saggiamente sospesa a tempo indeterminato.
Mentre aprivo il portone guardai in giro con circospezione. Solo una coppietta e il signor De Carlo che portava a spasso il cane.
Uscire la sera con Laura, comunque, rappresentava sempre un problema. Prima di tutto finanziario...
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Luigi e Guglielmo Calcerano vivono e lavorano a Roma.
Luigi (Roma, 25 luglio 1949) è dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione e ha pubblicato vari libri. Da solo: Per uccidere Cecilia (2005, Bonaccorso) con prefazione di Carlo Lucarelli, e Meminisse iuvabit, una storia del 23 a.C. (2005, Valorescuola). In coppia con Giuseppe Fiori: Una nuova avventura di Sherlock Holmes (1994, Archimede); Filippo e Marlowe indagano, con prefazione di Vincenzo Cerami (1996, Valorescuola); Una storia di spie (1998, La Nuova Italia); Uomo di vetro, uomo di piombo (2002, Valorescuola); Delitti indelicati (2003, Manni); Ladri e guardie (2007, Editori Riuniti); Un delitto elementare (2008, Sovera). Con laltro figlio Filippo: Gratta e fiuta (1999, Mondadori) e Il giovane hacker e la piccola strega (2005, Principato).
Guglielmo (Roma, 3 febbraio 1977), avvocato con lhobby del teatro, è al suo primo romanzo.
... il fatto che Il ritorno di Quagliariello sia stato scritto da una coppia di mani parentali, intriga il lettore a una maggiore attenzione al sottotesto. A individuare i fili del tessuto di una trama in cui sono presenti i motivi autobiografici del rapporto tra padre e figlio che sintrecciano con i fili enigmatici tipici del giallo...
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Prefazione di
Giuliana Cutore
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Francesco Baldassi
Il ritorno
È trascorso mezzo secolo da quando, ragazzetto poco più che undicenne, Donato ritornò con i suoi a Roma. Mezzo secolo tondo, dopo esserne partiti otto anni prima, sfollati a motivo della guerra, andandosi a stabilire nel paese di origine e di nascita di suo padre.
Così ieri - dopo aver sostato un poco presso la tomba paterna, per una rapida visita - egli andava considerando quei lontani eventi e tutto il tempo trascorso nel suo paese dadozione.
Oscillava nel pensiero tra la percezione del presente e la rievocazione del passato, tra i ricordi di luoghi ed avvenimenti e la loro apparizione concreta, tra il sentimento delle giovanili amicizie, langoscia dellineluttabilità del tempo e la speranza del ricupero reale dellesistenza perduta..
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Francesco Baldassi, classe 38, è nato a Roma dove risiede e ha svolto la propria professione di insegnante.
Attualmente la condizione di pensionato gli permette una intensa attività di riflessione scritta - oltre alla pratica della poesia, i cui inizi risalgono verso la fine degli anni Cinquanta.
Ha avuto esperienze in ambito religioso e un certo coinvolgimento nellideologia marxista, che ha abbracciato per più decenni.
Nel presente si interessa massimamente della propria testimonianza della fede, attraverso la creazione poetica e la riflessione scritta.
Ha pubblicato le seguenti sillogi poetiche:
Ceneri del Cortile (Rebellato, 1969); Identificazioni e Ossessioni (Gabrieli, 1976); Questa luce indossata dalle nostre parole (Rebellato, 1983); Prova generale (Gabrieli, 1985); Stupore (Gabrieli, 2003); Il Volto e la Parola (Pigreco, 2004); Luomo è la sua minaccia (Tabula fati, 2005); La forza della vita (Nicola Calabria, 2006); Amore coniugale (Tabula fati, 2006); Lieve il vento (Tabula fati, 2007); Maranathà (Nicola Calabria, 2007).
Ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti, anche dalla critica specializzata.
Esordisce nel settore narrativa con la presente opera.
E non è un caso che Baldassi insista parecchio su un ascetismo di fondo, sullesperienza del distacco interiore, sottolineandone non solo il valore di scelta di vita, ma anche e soprattutto di esigenza conoscitiva, di atteggiamento morale. Si inserisce qui lultimo, ma non il meno importante, dei motivi che rendono assolutamente coinvolgente questo romanzo: lanelito profondo e incessante ad unautenticità di vita che solo la religione, intesa nel senso più pienamente francescano del termine, può esaudire..
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Prefazione di
Marco Ongaro
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Maria Giovanna Abruzzo * Carlo Alfonsi * Antonio De Marines * Enrico Martini * Matteo Merlin * Lucilla Tomasi * Daniele Toniolo * Massimo Ussi * Elisabetta Vanzo
Il Coso
e altri racconti
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Il maestro insegna e impara dagli allievi. Cos'ho imparato esattamente? Un "coso": il premio dell'imprecisione e dell'indefinitezza, l'incanto dell'altrui volontà in qualche modo, impreciso e indefinito, stimolata dalla mia. La conferma dell'idea con cui mi ero seduto a quel tavolo: dare tutto quello che possedevo, trasmettere la passione e vedere "cosa" ciascuno ne avrebbe tratto.
Il Coso e altri racconti è il risultato del miracolo quotidiano dell'incontro, dello scambio, dell'interazione delle idee e dei gusti. È speranza per il futuro, incoraggiante varietà, respiro dell'intelligenza.
Qualcuno forse ha cercato un passatempo e si è ritrovato nel gruppo più intimo che si possa costituire, quello di una società segreta fondata sulla scrittura, sulla costruzione del racconto, sull'invenzione dell'ispirazione. Abbiamo fatto esercizi e continuiamo a farne anche adesso che il libro è realtà.
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Prefazione di
Umberto Smaila
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Alberto Fezzi
Fino alle lacrime
Fede, Giò, Frank e Giorgione sono quattro amici, e questa è la loro storia: il periodo del liceo, con tutti gli aneddoti e i fatti indimenticabili che caratterizzano quel momento, e poi le scelte e le strade che ciascuno ha preso una volta finita la scuola.
Dopo il grande successo di "Sognando un Negroni" e "Io ballo da solo (però mi guardo intorno)", Alberto Fezzi torna con uno spaccato della vita e dei pensieri della generazione degli attuali trentenni: parla di amicizie, aspettative, ricordi, amori, speranze, frustrazioni, il tutto con il suo stile ironico, a volte dissacrante, a volte più riflessivo. Fezzi fotografa una generazione in sospeso tra felicità e tristezza: in tutti e due i casi, comunque, fino alle lacrime.
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Alberto Fezzi è nato nel 1977 a Verona, dove vive e lavora.
Le sue passioni, oltre alla scrittura, sono il cinema, la musica (è anche autore di testi musicali), i viaggi e la briscola.
Questo è il suo terzo libro.
Il primo, Sognando un Negroni (Bonaccorso Editore, 2004), è stato un grande successo a Verona, oltre che un vero e proprio caso letterario, per come ha saputo descrivere i giovani veronesi ed i giovani in generale.
Il secondo libro, Io ballo da solo (però mi guardo intorno) (Bonaccorso Editore, 2006), ha affrontato in modo ironico e romantico il rapporto uomo-donna e ha bissato il successo del primo libro, ricevendo varie attenzioni anche fuori Verona.
Pochi libri mi hanno fatto ridere tanto quanto quelli di Alberto Fezzi, di cui sono diventato sincero amico e ammiratore.
La sua malcelata anarchia, la sua coprofilìa dilagante, che tuttavia non suona mai volgare, la sua cattiveria nel descrivere i "tic" della provincia borghese e in generale delle nuove precarie generazioni, vittime della globalizzazione, costituiscono la cifra precisa e l'indiscussa originalità di questo "genietto" veronese.
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Anna Bellini
Il colore dei nomi
Lena si divincolò scalciando nellaria. Non voleva, non voleva assolutamente.
Cercò di urlare con quanto più fiato aveva ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
In un ultimo disperato tentativo si aggrappò con tutte le sue forze alloggetto che la teneva prigioniera sperando di poterlo in qualche modo spezzare, ma fu inutile, la plastica resisteva.
Si calmò per qualche istante per permettersi di ragionare perché, si disse, solo ragionando avrebbe potuto trovare una qualche via di uscita. Contemporaneamente cercò di ricacciare indietro le lacrime: cavolo, quelle non ci volevano proprio!
Le parve che la morsa si stesse allentando e provò a dare quattro calci nellaria per vedere se liberarsi era ora più facile. Niente da fare, tutto come prima, era prigioniera più che mai.
Cosa aveva fatto di male? Lei non aveva mai dato fastidio a nessuno e allora perché qualcuno ce laveva con lei? Perché avevano deciso di tenerla attaccata ad una penna Bic?
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Anna Bellini è nata a Verona nel 1954, dove vive con un compagno, due figli e due cani.
Da quasi trentanni esercita la professione medica e attualmente è impegnata sul territorio come medico di famiglia.
Per ventanni si è occupata di teatro recitando in Italia e allestero dalle commedie classiche al cabaret.
Da una decina danni la pittura ha sostituito il teatro ed è una stimata pittrice che espone sia in Italia (Verona, Firenze, Milano, Roma, Torino, Ferrara) che allestero (Parigi, Bruxelles e Hong Kong).
Scrive libri per ragazzi, adottati nelle scuole elementari e medie come testi di narrativa.
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