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Collana POESIA CONTEMPORANEA - 2002

Prefazione di Giulio Galetto

Wanda Girardi Castellani

Semense de cel

Feliçità...
de pìsseghi de pólvar de farfala
'dèsso deventà stele
cusì grandi
da sgombiàr contro i bórdi
de l'universo.
'Na tòla co' 'na giostra de possade.
Dó manine slongade a furegàr
su'na toàia.
Parole rimbalsade a scapussàr
su quaderni e zugàtoli par tera
sparpajà come fóie de setembre
tra 'n tornichè de giorni
ch'i èra vita.
Robe ch'è restà fisse nela mente
come un cugno piantà fin la capela
e no gh'è marangón
nó' gh'è tenàia
che me le s-cioda.
Com'èlo stà'che alóra
no' t'ò riconossù
feliçità
se 'dèsso, in cao la sera,
te vedo cusì ciara
e cusì vera?


pp. 138 - 9,00 EURO

Nella Nota dell'autrice che si legge qui di seguito viene spiegato così il criterio sulla base del quale sono stati scelti, fra un migliaio di inediti, i testi che formano queste Semense del ciel: "...ho riunito tutte le poesie che mi ricordavano qualcosa: qualcosa di dolce, di amaro, di allegro e di doloroso". Può darsi che le autospiegazioni o le autogiustificazioni dei poeti talvolta servano, più che a orientare, a depistare; tuttavia credo che nella brevissima e semplicissima "informazione" ora citata si possa cogliere il significato essenziale della poesia di Wanda Girardi Castellani, di cui questo libro costituisce un ben consistente punto fermo, una prova di piena maturità.

Giulio Galetto

Prefazione di
Ernesto Guidorizzi

Giorgio Barberi Squarotti

Le vane nevi

Ora sono più on vederci soffrire.
Questo chiedeva mia madre a noi figli
e niente contava di più nella sua vita:
le bastava la nostra.


pp. 178 - 11,00 EURO

Giorgio Bárberi Squarotti è nato il 14 settembre 1929 a Torino.
È poeta, critico letterario e italianista.
Allievo di Giovanni Getto, gli è succeduto nell'insegnamento di letteratura italiana moderna e contemporanea sulla stessa cattedra universitaria di Torino.
È direttore della redazione lessicografica del Grande Dizionario della lingua italiana
pubblicato dalla UTET.
Ha esteso la propria indagine critica a tutto il Novecento attraverso una vasta produzione saggistica.

La poesia dovrebbe affiorare in aula, quando si fa rivivere l'incanto di un verso, di un racconto, di un romanzo.
Dovrebbe sciogliersi persino nella pagine critiche,
quando siano esse ispirate.
Dovrebbe respirarsi nella sorpresa dei molti istanti.

Questa è la riflessione che m'è tornata alla mente,
leggendo le liriche di Giorgio Bárberi Squarotti.
Vi trovo conferma grata di quanto avevo intuito
nei suoi saggi, pensierosi e pure tratti lontano,
dotati di larga conoscenza letteraria, e pur delicati,
come può essere il ramo solido da cui esca la levità del petalo.

Ernesto Guidorizzi

Presentazione di
Enrico De Angelis

Marco Ongaro e Massimo Rubulotta

Visto e considerato


pp. 198 - 12,00 EURO

Marco Ongaro nasce a Verona il 26 luglio 1956.

Massimo Rubulotta nasce a Firenze l'11 settembre del 1956.
Musicista, percussionista, attore, doppiatore, direttore di doppiaggio, sceneggiatore per fumetti, pubblica nel 1980 la raccolta di poesie "NO" per Bonaccorso editore.
Dopo una pausa di vent'anni durante la quale raccoglie materiale esperienziale, viene spinto con l'inganno a presentarsi nuovamente sulla scena editoriale come poeta nel 2002.

Il sole ha raggiunto la luna, come immaginava Luigi Tenco in una canzone che elencava quante cose fa fare l'amore, tra le quali anche inventare poesie. Per amore della vita e della bellezza il solare Massimo Rubulotta e il lunare Marco Ongaro (ma in fondo, se vi garba di più, potreste anche scambiare i ruoli), si sono incontrati sul filo della poesia, stringendosi così da vicino da intersecare addirittura i loro repertori in una zona comune di questo libro, dove con lo stesso titolo troverete appaiate un'operina dell'uno e una dell'altro, in un insolito e calibrato dialogo, una sorta di vite parallele. Perché parallele lo sono davvero le vite di questi due esseri simili e diversi, due musicisti che hanno ormai attraversato e segnato un quarto di secolo di vita culturale veronese. Entrambi autori e interpreti, ma Massimo più percussionista che cantautore, Marco più cantautore che pianista...

Enrico de Angelis

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