Prefazione di Mario Guidorizzi
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Vincenzo Tanzini
I fiori che raccolsi
Se ve fermate appena 'n pochettino,
in quel giardino indose sta l'Arena,
ve pare de godè l'aria serena
come la godi ar Pincio o ar Paltino.
Se vai vicino ar fiume doppo cena,
te senti puro un po' trasteverino,
ammirandoer Castello a luna piena
e respirando un po' de ponentino.
Nu' sarà, certo, grnne come Roma,
questa città che pare la sorella,
ma co' tutte ste bellezze che te dona,
la nostalgia sparisce e se cancella:
diventa tanto granne anche Verona,
che nun capisci più chi è la più bella.
pp. 116 - 10,00 EURO
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Sono passati ormai alcuni anni da quando ho conosciuto, assieme a Vincenzo Tanzini, quei suoi lavori deliziosi di cui mi ha sempre voluto gentilmente fare dono.
Mi è molto caro parlare di quest'uomo pacato e premuroso, dotato naturalmente della virtù oggi rarissima dell'umiltà, come si può evincere dalla sua ironica e autoironica (altra qualità delle persone migliori) nota autobiografica.
Ammiratore di maestri della nostra letteratura, soprattutto Carlo Alberto Salustri, il famoso Trilussa
del resto da noi tutti amato, Tanzini sin da giovanissimo si è cimentato nella scrittura di poesie (sonetti, endecasillabi, elaborati vari dalla metrica sempre precisa) in dialetto romanesco, il lessico a lui più consono per provenienza regionale...
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Prefazione di
Alessandra Galetto
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Michele Serpico
Tutti i giorni
Ora sono più vecchio di mia madre.
Mia madre è morta giovane.
Non aveva mai bisogno di niente,
non era mai stanca,
non sentiva mai freddo,
non aveva mai fame,
non accusava mai un dolore,
non chiedeva mai niente per sè:
un abito nuovo, un regalo,
un gesto di riconoscenza,
chiedeva soltanto di non vederci soffrire.
Questo chiedeva mia madre a noi figli
e niente contava di più nella sua vita:
le bastava la nostra.
pp. 134 - 9,00 EURO
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"Serpico scrive per dare un senso alla vita e insieme per cercarlo, quel senso, come del resto esplicitamente dice anche il titolo della sua prima raccolta.
Questo nocciolo filosofico che permane come ricchezza di fondo di una poesia in cui il tono discorsivo è dunque quasi sempre prevalente non impedisce del resto che le immagini evocate dall'autore si stemperino nella dolcezza o nella tenerezza dei sentimenti, in una riuscita sintesi tra apparentemente così distanti. È il caso della lirica che dà il titolo all'intera raccolta:
qui la riflessione su che cosa costituisca il mondo di ciascuno (un "che cosa" trovato in quei segnali più familiari che aprono e scandiscono il tempo della nostra giornata), si fonde alla malinconia appena accennata per la fine di una appena intravvista possibilità di condividere con l'"altro" quel mondo.
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Presentazione di
Piero Sartori
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Berta Mazzi Robbi
Mane de gramegna
Quando me stiga el vìvar
e giassè crussia le ore
postè lí sensa tempo,
orea verghe
le mane de fèro dela gramegna
che se ten tacà a la tera
sensa molàr,
spetando da nóo primaera.
Orea anca mi
onge dure
che sgrafa fondo
par tacarme stesso a la vita,
anca se ven zó griso el giorno,
e no lassarla 'ndar a la longa
ciapà nei gorghi fondi del
canal.
Orea èssar on fil de gramegna
forte,
che lassa passar le staioni
sensa oltarse indrio.
pp. 132 - 9,00 EURO
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Berta Mazzi Robbi estrinseca, in questa sua nuova fatica, la sua volontà di attingere, attraverso l'immediatezza della visione panica, al senso intimo e naturale dei perchè delle soluzioni vitali, con l'uso di una parola che ha in sè una mancanza di premeditazione e si stempera nell'equazione:
"Poesia-Meraviglia e Poesia-rimpianto"
come auspicata facoltà quotidiana e sostegno al ritmo
cosciente del suo pensiero.
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