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Collana SAGGI LIBERI - 2006

Prefazione di Leonardo Selvaggi

Carmine Manzi

Tanti Natali

...E c’è il Natale degli innamorati come c’è quello delle anime in pena e dei cuori solitari, il Natale dei poveri e dei ricchi, dei diseredati e degli immigrati. Quante diversità, ed ognuno ha un colore diverso che lo differenzia dall’altro. Ricordo di una notte di Natale vissuta in una clinica a Napoli, alla Villa dei gerani. E fu tra i più tristi della mia vita, raccomandai ai miei bambini di non togliere subito il presepe, ma di aspettare il mio ritorno: quell’anno non avevo contribuito a farlo, ma volevo almeno vederlo...
Sarà anche che ne ho vissuti molti, e quindi molti sono anche i ricordi, ma non vorrei che rimanessero soltanto questi fissi nella mente, perché il Natale è la festa della gioia e non del dolore, e quindi i Natali da non dimenticare restano comunque quelli dell’infanzia e dell’adolescenza. Poi, con gli anni, è naturale che cambia un po’ tutto e forse anche l’occhio vede le cose in maniera del tutto diversa, perché molti sogni si infrangono o si perdono per la strada e la realtà prende il sopravvento sulla fantasia...

pp. 175 - 13,00 EURO

Carmine Manzi, poeta, scrittore e giornalista, è nato nel 1919 a Mercato San Severino, in provincia di Salerno, dove attualmente risiede. Ha fondato e dirige, dal 1940, la rivista di lettere ed arti Fiorisce un Cenacolo; collabora attivamente alla stampa quotidiana e periodica, così pure a riviste e giornali stranieri. È fondatore e Presidente, dal 1949, della Accademia di Paestum per lo sviluppo delle lettere e delle arti, scienze, archeologia e giornalismo. Ha ricevuto per sette volte il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri: nel 1961, 1968, 1973, 1976, 1978, 1989, 2003. Nel 1992 riceve dal Presidente della Repubblica la Medaglia d’argento dei Benemeriti della Cultura e dell’Arte e per i suoi sessant’anni di attività letteraria viene insignito della massima onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Conta al suo attivo più di 130 libri, tra poesia, narrativa e saggistica, di cui alcuni tradotti in francese, inglese, spagnolo, greco e castigliano. La prima raccolta di poesie è Parve Faville, del 1938, cui seguono Acqua di Sorgente, 1955, Gocce di Rugiada, 1969, I Canti del Rimpianto, 1973, Frammenti di una estate romana, 1995, Voci dal profondo, 1996, La corsa dei giorni, 1998, La Scala per il Cielo, 1999, e Le Ultime del Millennio, 2002.

Carmine Manzi nel volume Tanti Natali con saggezza e sofferta partecipazione ci mette davanti la realtà sociale del mondo d’oggi. Un esame condotto con spontanea, semplice espressività sulle complesse problematicità moderne, sui mutamenti di costume che, determinati dal progresso tecnologico, rappresentano un vero stravolgimento di tutto un passato legato a tradizioni, a strutture e forme di vita incentrate sulle più pure capacità connaturali dell’uomo. Carmine Manzi vede nel nuovo millennio attuata una totale svolta, i tempi della sua adolescenza come travolti da una specie di furiosa tempesta. La sua sensibilità si riconduce con una certa nostalgia ai giorni di Natale che più sintetizzano in modo emblematico la vita di allora tutta vissuta con dolci ansie, con candore in un clima di tanta pace e serenità. Sguardi attoniti, spontaneità di gesti, tutti insieme fra le pareti domestiche. Le pagine di Tanti Natali sono appassionate, hanno vis poetica, toni elegiaci, tutte soffuse di tenuità di ricordi che riaffiorano in modo consistente con i frequenti loro ritorni....

Leonardo Selvaggi

Giorgio Barberi Squarotti

Il pipistrello a teatro

La novella Il pipistrello appartiene alla trasfigurazione in vicenda (narrativa in questo caso, teatrale nei tre drammi del teatro nel teatro, con particolare riferimento a Questa sera si recita a soggetto) del fondamentale problema del rapporto fra letteratura e vita: ma qui Pirandello vuole mescolare il racconto con la rappresentazione in teatro, in modo da acuire e rendere più contraddittoria fino a essere irrisolvibile l'ambiguità fra recitazione ed evento, per banale che questo possa essere. In Questa sera si recita a soggetto la suprema hybris dello scrittore di trasformare la recita in teatro in sequenze drammatiche di vita, fino al limite del tragico e della morte, e così cancellare di colpo e pienamente la finzione perché gli attori diventino persone vere, e la commedia così si sollevi fino alla realtà dell'esistenza, anzi alla verità, che è irripetibile e assoluta una volta per tutte, al costo della conseguenza di dolore vero e di vera morte, vuole essere la dimostrazione pienamente pedagogica del prezzo che l'arte deve pagare, per es-sere degna e sicura...

pp. 209 - 13,00 EURO

Giorgio Bárberi Squarotti è nato a Torino il 14 settembre 1929. È poeta, critico letterario e italianista. Allievo di Giovanni Getto, gli è succeduto nell'insegnamento di letteratura italiana moderna e contemporanea sulla stessa cattedra universitaria di Torino. È direttore della redazione lessicografica del Grande Dizionario della lingua italiana pubblicato dalla UTET. Ha esteso la propria indagine critica a tutto il Novecento attraverso una vasta produzione saggistica: Astrazione e realtà (1960), Metodo Stile Storia (1962), Poesia e narrativa del secondo dopoguerra (1963), Simboli e struttura dello stile del Pascoli (1967), La forma 'tragica' del 'Principe' e altri studi sul Machiavelli (1966), La narrativa italiana del dopoguerra (1966), Camillo Sbarbaro (Mursia Editore 1968), Il gesto improbabile, Tre saggi su Gabriele D'Annunzio (Flaccovio, 1971), L'artificio dell'eternità (1972), Gli inferi e il labirinto da Pascoli a Montale (1974), Poesia e narrativa del secondo Novecento (Mursia, 1978), Il potere della parola (1984), Le colline, i maestri, gli dei (Santi Quaranta, 1992).

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