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Collana TASCHINABILI - 2006

Prefazione di Pietro Barlassina

Rosa Maria Ancona

Farfalla

Ma dove sei Amato?…
in un bicchiere di vino
o in un boccone di pane…?
Forse, semplicemente,
nel canto dell’uccello
fra due coni di pino…


pp. 117 - 6,00 EURO

Rosa Maria Ancona è nata nel 1946 a Castellammare del Golfo (antico porto dei Segestani) nell’estrema punta Nord – Occidentale della Sicilia. La sua infanzia è maturata fra i miti classici del Tempio di Segesta ed i castelli smerlati di Erice. Ha conseguito il diploma di Laurea in “Giornalismo e Radiofonia” all’Istituto Superiore di Giornalismo presso l’Università degli Studi di Palermo. Ha ottenuto per ben due volte il “Premio alla Cultura” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Poeta della diaspora, dell’esilio e della solitudine ha scelto di ritornare nella terra d’origine. Vive a Trapani, città di vento, di mare e di sale (detta anche “la bianca colomba”). Ha al suo attivo diverse pubblicazioni di poesie, saggi e commedie tradotte anche all’estero (Francia, In-ghilterra, Romania, Russia, Grecia, ecc). È stata finalista al Viareggio ’80 per la poesia ed è presenza attiva nel panorama culturale letterario. È Fondatrice e Presidente dell’Associazione Internazionale d’Arte e Cultura Thalìa e dell’Associazione di Volontariato AVULSS. Attivista del Movimento per la Vita. Ha pubblicato molti volumi. Le è stato assegnato, nel 2004 a Bagheria (Pa), il Premio alla Carriera dalla Presidenza del Circolo Culturale Giacomo Giardina per la ultradecennale attività nel campo letterario e dell’impegno civile.

Raramente un libro di poesia, soprattutto di questi nostri ultimi anni, sa scrutare a fondo il mistero dell’anima e spiccare il volo con l’umile coraggio di una farfalla, oltre la barriera dello spazio e del tempo, al di là di quel circoscritto limite dell’orizzonte sensibile, che, nella sua dichiarata fisicità, appare crudo ai nostri occhi stanchi d’indagare. E questo, di Rosa Maria Ancona, che reca il suggestivo titolo di Farfalla, ne è tenera e rara conferma. La sua non è, infatti, una poesia dettata da esasperate pulsioni dei sensi, non è neppure un crogiuolo di materiche immagini ruotanti attorno a un contingente fulcro di vane quanto illusorie verità. La sua poesia non indugia né si adagia nel compiacimento di sé o nel tentativo, sempre fallito, di rappresentare il cronologico succedersi degli eventi in funzione riflessa, bensì sa confrontarsi con i lievi moti dell’essere, con quei segreti sussulti del cuore che ignora i complicati processi della mente e batte e respira in cristalline atmosfere, in dimensioni ora oniriche ora surreali che proiettano l’io interiore in immagini, suoni, colori tanto più rarefatti quanto più densi di lirica consapevolezza. La raccolta comprende tre sezioni, scandite in rispettivi titoli, che sembra vogliano segnare le tappe di un viaggio mistico-ascetico che intenda condurre la poetessa verso la difficile acquisizione di una segreta pace, frutto anch’essa di una immersione profonda in realtà subliminali, non avulse da una consueta, costante frequentazione con il mondo classico greco-romano, nonché con religioni o filosofie orientali, quali lo zen, il taoismo e il sufismo. Tao, infatti, significa strada. Ma... da percorrere o già percorsa? Il tutto sta non tanto nella meta da raggiungere a tutti i costi, tut-tavia, quanto invece nel proporsi il viaggio come scoperta di sé, come prova o percorso da affrontare pur nella certezza del limite o, meglio, dell’impossibilità della conoscenza medesima.

Pietro Barlassina

Mauro Dal Fior

Versinjazz

noccioline salate
su spartiti di versi
sparse qua e là

Chet Baker il tuo cappello
è volato in strada
l’ho raccolto nota per nota

piove
bolle nella pozzanghera
bop bop be bop bop

ehi Dizzy
la ganascia panciuta è stellata
come la notte in Tunisia

il giovane Lester
soffia e risoffia
cataratte di note

Charlie Parker
a volo d’uccello
altooooooo


pp. 92 - 6,00 EURO

Mauro Dal Fior nasce a Verona… e nei primissimi anni ’70 compone le sue prime poesie in italiano e in lingua veronese e scrive testi teatrali. Partecipa come attore ai gruppi teatrali La Barcaccia e Teatro Perché diretti da Giorgio Totola. Dal 1981 i primi esperimenti di Poesia Concreta e Poesia Visiva e lo studio delle Avanguardie Storiche (Futurismo-Surrealismo-Dadaismo) che lo portano “verso la Poesia Totale”, cioè una poesia che esce dal libro e che si fa suono/rumore (poesia sonora), quadro ed installazione (poesia visuale), gesto e teatro (performance/body art). Questi generi artistici occuperanno poi tutti gli anni a venire in un continuo work in progress che lo porterà a partecipare a numerosi festival, mostre e rassegne di poesia visuale, mail art, poesia sonora e performing art. Come “poetattore” porta avanti il filone dei Readings di Poesia, le letture di poesia dove la voce diventa lo strumento in più. Collabora con musicisti di varia estrazione dal folk, al rock, dalla musica contemporanea, al jazz. Come poeta pubblica nel 1989 un unico libro di poesie fatto con i ritagli dei giornali dal titolo appunto: Ritagli. Compone molte raccolte di poesia, per lo più di poesia di ricerca e inoltre scrive numerosi testi di canzoni musicati poi dal musicista Maurizio Chianchiano.

Prefazione di Arnaldo Ederle

Rita Marchesi

Nella tua mano

Di te m’aiuta a vivere il pensiero
che avanza dalle nebbie dell’infanzia:
ci sono io, c’è Mamma che sparecchia,
ci sei tu e c’è Maria, che si specchia
nel tuo volto. C’è tutto quel che fu,
nel mio profondo: ninnenanne
dondolanti il mondo insonne, il canto
del perdono, riecheggiante, a sera,
la preghiera: Gesù d’amore acceso.
Crebbero e calarono le lune, tante;
e tanti sogni, come pecorelle tranquillanti
su montagne di giorni mesi anni…
Cadenti stelle incrociano, rintracciano
incompiuti desideri, di ieri, ora
chiusi in me, chiudendo gli occhi.
Verrò, quando vorrai. Ti tenderò le mani!
A braccia aperte, lassù, m’aspetterai?


pp. 128 - 6,00 EURO

Rita Marchesi è nata il 23 Marzo 1931 a Valeggio sul Mincio (Verona) dove risiede. È soprattutto nota per la sua attività di pittrice e di poetessa. Ha scritto un trattato di storia dell’arte pittorica; ha pubblicato racconti per ragazzi, saggi e riflessioni su giornali e riviste di letteratura e d’arte. Oltre agli studi di pittura ha seguito quelli di filosofia, psicologia, teologia. Ha ottenuto riconoscimenti e primi premi sia in manifestazioni d’arte, sia in concorsi letterari. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive tenute in Italia e all’estero. È stata inserita in diverse enciclopedie, dizionari, annuari di pittura, e in varie antologie e riviste letterarie.

Non è la prima volta che m’interesso della poesia di Rita Marchesi. E ho sempre trovato, alla fine delle varie letture, che valesse la pena parlarne, seguire le sue parole con rispetto e attenzione.
In questo Nella tua mano, la poetessa continua il suo cammino nella luce che rischiara le tenebre, spesso e purtroppo inevitabili, del nostro mondo attuale, fatto di guerre, di incomprensioni, di lotte religiose.
Ma è proprio grazie a questo contrasto, a questo paradosso, che la sua poesia ha una motivazione forte...

Arnaldo Ederle

Presentazione di Glauco Pretto

Giovanna Fratta Pasini

Nugole

Nugole,
sgionfe de pioa
nel cel griso.
Spiansisi e toni
che te ruga drento.

La primavera
sbate fora
i sporchessi de l’inverno.

Le foie morte e fermentè,
le rebuta a nova vita,
le rame dei albari
le se veste de novo.

Sgrisola el me cor
ne la burasca,
ma dopo, dopo,
tuto se sveia
e el desmentegàr
l’è en cel serén.


pp. 121 - 6,00 EURO

Giovanna Fratta Pasini Rusconi ha cominciato a scrivere verso i quattordici anni; nel lontano 1954 fu segnalata al concorso dell’editore Gastaldi. Poi ha continuato sporadicamente fino al 1980, anno in cui ha ripreso a comporre con nuova passione.
Nel 1994 ha pubblicato il libro di versi in italiano Arabeschi con l’Associazione Innerwhhel di Peschiera e del Garda Veronese.
Ha ricevuto diverse segnalazioni e premi. I suoi versi sono stati pubblicati in Donne del nostro tempo, Il Tempo e la Memoria, Il Grappolo d’oro, nell’antologia poetica del Premio Livio Ferrari, del Premio Mario Donadoni e nel libro Vita del baco da seta del prof. Glauco Pretto.
Collabora, con poesie e racconti, con la rivista Quatro Ciàcoe e dal 1994 fa parte del Cenacolo di poesia dialettale Berto Barbarani.
L’Autrice è sempre molto vicina al mondo agricolo lacustre descrivendo usi e costumi di una civiltà oggi scomparsa.

Le 68 composizioni poetiche raccolte da Giovanna Fratta Pasini Rusconi in questo volumetto raggiungeranno, fresche di stampa, tanti amici ed estimatori dell’Autrice nella stagione dell’anno più adatta a un genere di letture create per stimolare l’intimo. L’angolino che trova posto in noi, sempre vigile e presente, ma come in ombra e bramoso per sua natura di sostare, di indugiare, di meditare e, perché no?, di sospirare in certi momenti magici, si risveglia quando i giorni, come esausti dal calore estivo, si accorciano e si fanno più acuti, frizzanti, disponibili al nuovo i pensieri di chi ama le cose belle.

Glauco Pretto

Prefazione di Franco Casati

Bruno Grassi

La notte della cometa

Era la notte della cometa,
e salivamo il colle in preghiera.
Tu eri accanto a me
e avevi una candela verde
in mano; eri bella, trasfigurata,
dalla tremula luce,
come anima appena creata,
e donata dall'Eterno all'uomo
perché ne percepisse la presenza.


pp. 89 - 5,00 EURO

Bruno Grassi nasce a Verona nel 1941, dove tuttora vive e lavora.
Pubblica il suo primo libro di poesia Per il sentiero delle carrube con l’editrice bolognese Ponte Nuovo, nel 1981. Una successiva raccolta Seguendo il corso del sole esce nel 1984 con le edizioni della Galleria Campidoglio di Verona. È presente con sue poesie in antologie. La sua opera poetica è stata recensita, fra gli altri, da Alfredo Bonazzi, Franco Casati, Arnaldo Ederle, Giulio Galetto, Giuseppe Piccoli.

Anche a distanza di parecchi anni (Per il sentiero delle carrube 1981, Seguendo il corso del sole 1984) quest’ultima raccolta poetica di Bruno Grassi segna una manifesta continuità espressiva e tematica con la precedente produzione, confermando una vena lirica che non ha per nulla inaridito la sua fresca e pura sorgente d’ispirazione, anzi. Quell’anelito liberatorio, quella volontà di immedesimazione fra uomo e natura, il desiderio dell’offerta e del dono ("Schiudetevi giorni della gioia, / quando la terra s’empie di fiori /…/ Giovani, voglio baciarvi / la fronte e gli occhi, / perché voi siete la primavera della vita. ") sono diventati semmai più urgenti, più necessari (sembra dirci il poeta) nella realtà dell’oggi (" Primavera ha donato la pioggia, / sorride l’uomo al mondo / rigenerato e s’apre / a nuovi sogni").

Franco Casati

Prefazione di Giorgio Gioco

Fabìola Ballini

E' amore

Il fuoco acceso,
un bicchiere di vino rosso sul pavimento,
la luce tenue di una candela,
il tuo viso beato
come il sonno innocente di un bimbo
Tra noi solo un passo, e il profumo
del passato.
Tu, amore mio,
dolcezza del mio presente
Visione del mio futuro


pp. 125 - 5,00 EURO

Fabìola Ballini è nata a Verona 36 anni fa, è sposata con Alessandro, ha due bimbi: Silvia e Matteo. Ha partecipato con sue poesie inedite a numerosi concorsi letterari nazionali ed internazionali conseguendo i seguenti premi:
1a classificata al Premio di Poesia “Groane 98” a Garbagnate Milanese (MI) nel 2005; 1a classificata al Premio di Poesia “Nocciolino” a Chivasso (TO) nel 2002; 2a classificata al Premio di Poesia “Clan Il Nodo”, CNGEI, Comune di Taranto, a Taranto nel 2002; 2a classificata al Premio di Poesia “Accademia Internazionale U-rania” a Montecorvino Rovella (SA) nel 2001; 3a classificata al Premio di Poesia Anna Morrone, Comune di Spezzano Piccolo, (CS) nel 2002.
Menzione d’onore al Premio Letterario Internazionale A.L.I.A.S. a Melbourne (Australia) nel 2002. Segnalata al Premio Letterario “Dialogo” a Olgiate Comasco nel 2002. Finalista al Premio Nazionale di Poesia “Giancarlo Galliani” nel 2002.
È amore è la sua opera prima.

Mi è così giunta, come un raggio di sole benefico la Sua poesia: emozione, senso della vita, turbamento che trovano albergo in ogni uomo, basta farne la ricerca.
Mio nipote, che ha fatto studi classici, mi ha detto l’origine greca della parola poesia rintracciata nel verbo POIEIN che significa FARE, ed ecco qui il potere nobile e creativo della poesia

Giorgio Gioco

Plinio Mariani

Vun e i alter
(Uno e gli altri)

Ghe tegnarìa pròppi nò a vess rè
e se ’l fudessi
proclamarìa la repubblica.

Però nanca me piasarìa
stà sotta i alter e dì:
"D’accord, va ben, farò inscì".

Son content de vess on pittor
de quei che giren per città e paes
a copià on portegaa
la gesa parrochial
on pontesell
on fòss sul qual pend on gels.

E avendog intorna i mè quadrett
la gent la se ferma
e on quei vun el me dis:
"Còssa el voeur de ’sta veduda?"

Son content inscì
e ho sposaa ona tosa mader
cattada in on ospizi
dolza e timida
fada apposta per vess ingannada.


pp. 141 - 6,00 EURO

Plinio Mariani è nato nel 1923 a Milano. Lo si ritiene un uomo appartato, che non sa nulla della vita, invece ha viaggiato, frequentato musei e biblioteche, ricercatore e narratore, per conoscere l’uomo, prendere parte al suo travaglio.
È come fosse vissuto millenni, penetrando nel tìaso di Saffo, carolando con lei e le sue allieve.
Ha veduto Sardanapalo seppellirsi nella pira con le sue belle concubine, avendo ai piedi i suoi tesori.
Ha assistito Vulca modellante le sue incantevoli statue dell’Apollo citaredo e della coppia giacente, gli ha porto il raschietto, offerto bionda cervogia.
C’era nella cripta dove Guglielma la Boema si abbandonava ai fedeli che adoravano in lei lo Spirito.
È salito fino alla corte di Luigi XV, scialacquatore libertino, eppure malato di noia. Ha vissuto l’epopea napoleonica, non senza voltarsi ad ammirare Paolina, che posava per Canova.
E non si è ripiegato, passando dal romanzo storico a quello di fantasia, su un prete di montagna, travolto dall’amore per una zitella a cui si vergognava di presentarsi con scarpacce polverose?
Ha cantato la storia dell’uomo, cercando sempre di vederlo dall’alto e avviato all’eterno.
Non può giudicarne il risultato, ma è pago della sua ricerca, della sua pagina scritta, della sua partecipazione.

Avendo letto il mio Concerto per Palma (IPL, Milano ’95), mi raggiunse a Firenze, dove nell’ ’87 ero succeduto a Mario Luzi nella cattedra di francese.
In queste poesie in milanese il caro amico fa parlare in vernacolo anche il Giusti, ospite del Manzoni, e c’è la vecchia Milano, con qualche personaggio del popolo. Ci sono perfino anch’io, ne “L’amis trovaa de noeuv”. C’è in queste pagine anche da riscoprire la storia della poesia delle piccole cose e della quotidianità, d’una Milano cara alla vita e ai ricordi del nostro narratore poeta.

Giuseppe Antonio Brunelli

Prefazione di Michele Boato

Lidia Are Caverni

Animali e linguaggi

Non ho mai pace la lontra mormorava
lasciandosi andare alla deriva di un fresco
ruscello presso il mare son quasi estinta
e non mi lasciano stare prima la caccia
per la mia pelliccia sempre nel mirino
dello schioppo adesso a snidarmi
dalla tana con la scusa di studiare vita
e costumi del mio quieto fare il cibo
che mangio i piccoli che allevo i tuffi
che faccio perfino quando dormo
è un gran fotografare e infine quando
mi trastullo col mio compagno sempre
intorno a curiosare non ti lamentare
interloquì un castoro mordicchiando
un tronco siamo ricercati quasi divi
siamo ma protetti infine nessuno
ci potrà cacciare e la natura è vero è più
miserella ma non ci manca niente
e nel sole ridente si tuffò il castoro
e la lontra seppur malvolentieri la imitò.


pp. 103 - 5,00 EURO

Lidia Are Caverni, nata a Olbia (Sassari) il 3/11/1941, dopo aver trascorso parte dell’infanzia e dell’adolescenza a Livorno, risiede da molti anni a Venezia-Mestre dove è insegnante elementare in pensione.
Si occupa di Poesia e Narrativa. Ha scritto molte cose anche per bambini e ha pubblicato nel 2000 un romanzo intitolato Clotilde e la bicicletta con la Casa Ed. B. Mondadori. Due suoi racconti, sempre per l’infanzia, sono stati pubblicati su libri di lettura ministeriali della Casa Ed. ElMedi oltre a brani del romanzo.

E' prosa o poesia?
Me lo sono chiesto più volte leggendo le storie raccolte in Animali e linguaggi.
Sarà perché conosco Lidia Are Caverni come l’autrice delle poesie “ecologiche” che ogni mese pubblichiamo nell’ultima pagina di Tera e Aqua, il mensile veneziano che racconta la storia e le lotte dell’ambiente lagunare.
Sarà forse per questo, che questi racconti mi risuonano in chiave poetica; nel solco delle favole di Fedro, che fa rivivere e trasforma nell’essenziale metrica latina i racconti del greco Esopo.

Michele Boato

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